L’Anonimo Romano di Cola di Rienzo

Roma nel Trecento, orfana dei papi partiti per Avignone, era una metropoli vivacissima e violenta, aperta agli esperimenti politici più rivoluzionari, abitata da una popolazione turbolenta che si esprimeva in un romanesco antico più simile al napoletano di oggi. Proprio in quella lingua scrive un cronista straordinario, di cui non sappiamo il nome, e che siamo costretti a chiamare l’Anonimo Romano; dalle sue pagine emerge in presa diretta il carattere focoso e imprevedibile di quei romani del Medioevo.

Alessandro Barbero

Insegna Storia medievale all’Università del Piemonte Orientale.